Home Cultura Concluso il Viaggio della Memoria nei campi di sterminio nazisti

Concluso il Viaggio della Memoria nei campi di sterminio nazisti

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“Essere ‘militanti della memoria’, non solo in onore di colore che hanno sofferto e perso la vita, ma anche per il nostro presente e per il nostro futuro”. È questa la frase che ben rappresenta l’insegnamento lasciato dal Viaggio della Memoria, appena concluso, negli ex lager nazisti in Germania e Austria.

Il pellegrinaggio, che si è svolto dal 4 all’8 maggio, ha previsto la visita ai campi di Dachau, Ebensee, Gusen, il castello di Hartheim, Mauthausen e la Risiera di San Sabba a Trieste. Per la prima volta, quest’anno, il Comune di Terranuova ha aderito al Viaggio organizzato dall’Aned, Associazione Nazionale Ex Deportati, con una rappresentanza di studenti delle classi terze delle scuole secondarie di primo grado, accompagnata dal Sindaco Chienni e dal consigliere comunale Leonardo Ciarponi.

“Il Viaggio – ha detto il Sindaco  – è iniziato con l’assegnazione a ciascuno dell’identità di uno dei deportati che furono costretti l’8 marzo del 1944 a salire a Firenze sul treno, composto da carri bestiame sigillati, diretto al campo di concentramento di Mathausen. Con gli studenti e i volontari dell’Aned abbiamo letto a turno la storia del deportato che impersonavamo, per capire il lavoro che facevano, chi erano i loro familiari, il pretesto che è stato usato per fermarli, ciò che hanno sofferto prima di arrivare a Mathausen”.

La delegazione dell’Aned è stata composta da 6 pullman per un totale di 320 partecipanti con 15 volontari dell’’Associazione Nazionale Ex Deportati Sezione di Firenze; 22 le amministrazioni comunali coinvolte oltre alla Città Metropolitana di Firenze.

Il primo campo visitato è stato quello di Dachau, dove sono morte decine di migliaia di persone. Era stato concepito per segregarne circa 5.000 ma il 29 aprile 1945 gli americani vi trovarono oltre 30.000 prigionieri. Nella baracca 25 destinata agli italiani, che aveva una capienza di 180, negli ultimi mesi vi erano stipati in 1.800.

“La baracca 5 – spiega il Sindaco – era invece destinata agli esperimenti, dove i deportati venivano utilizzati per capire fino a che altitudine poteva resistere un uomo o quanto potevano vivere immersi vestiti in vasche di ghiaccio. Nel forno crematorio sono state bruciate persone malate ancora vive. Gli americani dopo la liberazione del campo obbligarono gli abitanti tedeschi della cittadina di Dachau, per lo più indifferenti o complici fino a quel momento, a vedere gli orrori che si erano perpetrati a pochi metri da loro”.

Altra drammatica testimonianza della barbarie nazista è il campo di Ebensee. Qui dal 1943 iniziarono a costruire enormi gallerie per spostarci le fabbriche di armamenti e proteggerle dai bombardamenti alleati. “La maggior parte dei deportati lavorava per 11 ore al freddo scavando, vestiti poco e con ai piedi degli zoccoli. Quando venivano utilizzati gli esplosivi non venivano neanche fatti uscire, si riparavano in delle piccole nicchie, con tutto ciò che drammaticamente ne consegue. C’era chi doveva fare 8 km per andare dalle baracche alle gallerie e 8 per tornare coi morti sulle spalle. Esplosioni, fumo, polvere, chi è sopravvissuto per lo più era sordo o malato ai polmoni”. racconta il Sindaco.

Il freddo, le violenze, la denutrizione hanno portato a migliaia di vittime. Si alternarono vari comandanti nel campo di concentramento. Ovviamente non mancavano atrocità. Uno di questi, appassionato di caccia, non potendo andarvi, un giorno fece fare un segno sulla schiena di 20 detenuti e iniziò a sparargli dalla torretta.

“Del campo non è rimasto quasi nulla – dice il Sindaco Chienni – vi sono sorte delle villette, un colpo di spugna. È stata una grande emozione vedere alcuni ex deportati polacchi guidare un gruppo di studenti all’interno della galleria che, a differenza delle baracche che fungevano da alloggio, esiste ancora”.

Il Viaggio della Memoria ha fatto tappa anche al castello di Hartheim ad un’ora da Ebensee. Questo fu trasformato nel 1940 in un centro di sterminio delle persone diversamente abili, per la follia di perseguire la purezza della razza e perché venivano ritenute una spesa eccessiva per la società. Dal 1941 il centro di sterminio venne utilizzato anche dai campi di concentramento. Vi sono state uccise fino al ’44 circa 30.000 persone. “Negli occhi di tutti, adulti e studenti che partecipano al viaggio, e nel tenersi per mano nel minuto di silenzio – racconta Sergio Chienni – si comprende la responsabilità di non smettere di raccontare quel che è accaduto”.

In occasione del 72 anniversario della liberazione del campo di concentramento di Mathausen si è svolta la cerimonia Internazionale, insieme a delegazioni provenienti da tutto il pianeta. “Siamo entrati da donne e uomini liberi in quello che è stato un luogo di schiavitù e annientamento. Dopo le esperienze di questi giorni la parola libertà acquista un valore pieno, profondo” commenta il primo cittadino di Terranuova.

Moltissimi furono gli oppositori politici che in varie forme operarono per contrastare i soprusi e le negazioni che il regime nazifascista perpetrava, e che qui vennero rinchiusi e uccisi.L’ultima tappa del viaggio è stata la Risiera di San Sabba a Trieste. Dopo l’8 settembre 1943 è stata utilizzata prima come campo di prigionia per militari italiani e poi come lager. Si stima che vi siano morte tra le 3.000 e le 5.000 persone, per lo più partigiani e anti fascisti. Il luogo deputato alle uccisioni e il crematorio sono stati distrutti dalle SS per cancellare le prove prima della capitolazione. Le morti sono state procurate con impiccagioni, fucilazioni, tramite il gas e spesso con colpi di mazza alla testa. Le SS per coprire le urla dei prigionieri aizzavano i cani ad abbaiare e mettevano musica ad alto volume.

“Si è trattato uno dei momenti più importanti del Viaggio – ha detto il Sindaco – laddove avvenivano le uccisioni, oggi gli studenti vivono un momento di restituzione su quanto vissuto, testimoniando emozioni, domande e consapevolezze che la visita ai campi di concentramento ha fatto maturare in loro. Ed è evidente – ha concluso – che si ritorna a casa diversi da come si è partiti”.