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Strage di Capaci, Angelo Corbo, membro della scorta di Giovanni Falcone, ha incontrato 120 alunni di Terranuova

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A venticinque anni dalla Strage di Capaci, Angelo Corbo, il poliziotto sopravvissuto che faceva parte della scorta del giudice Giovanni Falcone, è intervenuto in un incontro pubblico organizzato dal Comune di Terranuova per parlare di mafia ad oltre 120 studenti delle scuole secondarie di primo grado.

“Quella di Capaci è ancora oggi una ferita profonda per il nostro Paese, un’esperienza estremamente drammatica – ha detto il Sindaco Sergio Chienni nell’introduzione. L’incontro di oggi non vuole essere una mera commemorazione ma un’occasione per parlare di mafia, per imparare a riconoscere e combattere atteggiamenti di prepotenza che si vivono nel quotidiano. Il nostro territorio – ha continuato il Sindaco – non è immune a fenomeni mafiosi e la presenza di due immobili confiscati alla criminalità lo dimostrano. Dobbiamo mantenere sempre alta l’attenzione e l’incontro di stamani offre agli studenti la possibilità di conoscere una pagina della nostra storia recente direttamente dalla testimonianza di un sopravvissuto alla strage”.

Angelo Corbo, autore del libro “Strage di Capaci. Paradossi, omissioni e altre dimenticanze”, ha raccontato agli studenti quei terribili momenti vissuti venticinque anni fa a pochi metri dallo svincolo di Capaci, analizzando gli aspetti umani della strage e le emozioni di quei giorni.

L’incontro nella sala del consiglio comunale è stata anche occasione per poter illustrare le ragioni che lo hanno indotto ad entrare nel corpo della Polizia e a 24 anni a far parte della scorta del giudice Giovanni Falcone. “Da ragazzo non ho potuto giocare coi miei coetanei perché i miei genitori per proteggermi non mi facevano uscire. Infatti la mafia si insinua subdolamente anche tra i più piccoli che giocano in strada, chiedendogli, in cambio di denaro, di segnalare l’arrivo delle forze dell’ordine o di persone estranee al quartiere. In seguito chi ha fatto da ‘palo’ viene coinvolto via via in azioni sempre più delittuose. Giocare coi miei coetanei era un mio diritto che la mafia mi ha tolto, così come sottrae tanti diritti anche agli adulti. Per affermare questi diritti e contrastare il perpetrarsi di ingiustizie sono entrato in Polizia”.

Corbo si è soffermato anche sul fenomeno del bullismo: “Anch’io da piccolo ho subito atti di bullismo – ha raccontato – e non sono riuscito a ribellarmi, a chiedere aiuto alla mia famiglia e ai professori: niente di più sbagliato. I bulli – ha detto – assumono, con le debite proporzioni, atteggiamenti mafiosi: minano psicologicamente la vittima, tendono ad isolarlo e impaurirlo, contano sul fatto che non racconterai alle autorità cosa stai subendo. Il bullismo è una forma primordiale di mafia, bisogna ribellarsi con forza alle angherie e non essere indifferenti di fronte a gesti di sopraffazione e prepotenza perché voltarsi dall’altra parte vuol dire essere conniventi”.

L’incontro si è concluso con un invito ai presenti da parte del Sindaco Chienni: “In seguito alle stragi ci fu una forte mobilitazione popolare, è rimasto famoso quanto scritto da alcuni giovani manifestanti: ‘Non li avete uccisi, le loro idee camminano sulle nostre gambe’. Noi tutti dobbiamo sentire la responsabilità di essere eredi dei valori e dell’impegno di tutti coloro che hanno combattuto le organizzazioni mafiose. Ringrazio Angelo Corbo per la sua preziosa testimonianza che ci invita a riflettere e ad agire”.